urban survival
domenica, maggio 17, 2015
La vita è una guerra che siamo destinati a perdere,
ma possiamo combattere con onore e coraggio,
le battaglie di ogni giorno,
oppure aspettare sulla riva di un fiume o al tavolino di un bar,
il cadavere del nostro nemico.
"CONFLIGO UT SUPERSUM"


Oriana Fallaci
venerd, marzo 06, 2015
Non si fà il proprio dovere perchè qualcuno ci dica grazie.
Lo si fà per principio,
per se stessi.
per la propria dignità.

Oriana Fallaci

Non conosco l'impossibile
venerd, febbraio 20, 2015
Tutto è possibile. Possono dirti che hai il 90 per cento di possibilità, o il 50 per cento, oppure l'1 per cento, ma ci devi credere. E devi lottare.
- Lance Armstrong -


Questa è la mia vita
domenica, febbraio 08, 2015
Vorrei avere occhi che vedono il futuro,
vorrei avere mani che guariscono le malattie.
Vorrei avere orecchie che ascoltano, e l’olfatto di un segugio.
Dei cinque sensi mi resta il gusto, e quello ce l’ho.
Ho il gusto di vivere, vivere al massimo,
“voglio una vita spericolata”
“voglio una vita fatta cosi”
Vorrei essere diverso.
Ma sono quello che sono, e continuando a parafrasare canzoni famose…..
“devo dirvi in confidenza”
“che com’è non mi dispiace”
“Mi è riuscita proprio bene”
“Più la guardo e più  i piace.”


Prega!
gioved, febbraio 05, 2015
"Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocefisso."............ARMATI E COMBATTI PER LA VITA!!!
Jim Morrison.


Nobis
domenica, gennaio 18, 2015
Sii sempre più forte della tua scusa migliore.

(Alessio Sakara)


Popolo
domenica, gennaio 04, 2015
“Il popolo è lo stesso ovunque.
Quando gli indori le catene, non ne odia il vincolo.”

~ Napoleone Bonaparte ~
(Imperatore di Francia)


Pirandello
sabato, gennaio 03, 2015
E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.

Luigi Pirandello


Tutte a me!
gioved, dicembre 18, 2014
Perché capitano tutte a me?
Vi voglio raccontare una storia vera, che
è successa e succede a me.
In questa settimana mi sono successe alcune cose se non altro singolari, qualche giorno fa, a causa di un furto subito, porto la macchia dal meccanico per far rifare una di quelle maledette chiavi codificate. Fino a qui niente di strano, ma quando due giorni dopo vado a ritirare l'auto:
buon giorno sono venuto a ritirare la macchina il meccanico mi guarda e sorride sornione si ricorda la renault blu e lui sii sorriso da pirla,L'hai ritirata ieri io scusa!! lui sei venuto ieri a ritirarla io no non l'ho ritirata il gelo scende in officina come se d'un tratto l'inverno avesse deciso di arrivare Si insiste ancora lui che a tramutato il sorriso pirla in una smorfia impressa in una maschera di cera si alza. Te l'ho consegnata ieri aggiunge avvicinandosi per controllare nel cassetto delle chiavi, dove trova le mie. Scuse, convenevoli e saluti esco e vado via. L'indomani vado per rifare la carta di identità, entro all'anagrafe mi avvicino all'usciere che con modi gentili ed educati mi da un numerino. Il 258. Mi siedo in sala d'attesa non c'è nessuno quindi occupo un posto centrale in prima fila, controllo il tabellone è entrato il 256 sono il secondo, secondo? Sono solo, guardo dentro e vedo cinque persone pazienza non ci vorrà molto infatti una ad uno cominciano ad uscire Prima uno, poi due,tre ma sul tabellone c'è sempre impresso il 256 quando esce anche l'ultimo chiedo all'usciere che chiama allo sportello, nessuno si era accorto di me, neanche fossi invisibile. Ok capita. Questa mattina vado a ritirare gli esiti dell'istologico dopo un intervento che ho subito qualche giorno fa, niente di strano fino a qui se non che l'infermiera mi dice che devo aspettare il dottore, e anche qui niente di strano certo per ritirare un esito di solito basta presentarsi e ritirarlo ma che importa non ho mica fretta. Poi dopo un'ora che aspetto passa il mio compagno di stanza saluta si avvicina all'infermiera che gli passa l'esame, risaluta mi fa gli auguri e sparisce, alche torno a chiedere ma la solerte infermiera mi spiega che il dottore mi deve visitare. A questo punto apro una parentesi, chi sa cos'è l'istologico può certo capire il mio stato d'animo, passano ancora quaranta minuti arriva il dottore mi saluta mi passa distrattamente l'esame e mi accompagna alla porta. Mi aveva visitato il giorno prima solo che l'infermiera di turno non lo sapeva. A questo punto mi chiedo, ma capitano tutte a me???????? Pare di si!


sabato, dicembre 13, 2014
Con oggi vi voglio narrare la lieta novella di Salvatore il cacciatore.
Che di lieto ha poco ma di novella forse meno.
Salvatore, tipico uomo del sud, era di statura minuta ma di corporatura abbondante. Emigrato negli anni sessanta in una fiorente città del nord, Torino, lavorava presso una famosa fabbrica di automobili del quale non farò il nome. La FIAT. Alla nascita del secondo figlio, Maria ,una bambina che chiamò come la nonna di suo zio, passo dalla semplice presenza per iscrizione al sindacato alla militanza; nel famoso sindacato del quale non faccio il nome, la CGIL. Durante uno sciopero per il diritto alla pausa sigaretta per i fumatori, che vide un adesione pazzesca con percentuali, di scioperanti, altissime e non perché era stata indetta per il venerdì 21 dicembre, ma per la serietà dell'argomento, Salvatore che naturalmente era davanti al cancello a rimproverare eventuali crumiri, conobbe Bruno, un valdostano del sud. Bruno era di Pont-Saint-Martin ridente paesino nel sud della val d'Aosta. Emigrato molto giovane a Ivrea, si lo so “emigrato” è un espressione un po forte ma a sentire lui sembrava fosse andato a New York, andò a lavorare in un'azienda leader nel settore delle macchine da scrivere, del quale non farò il nome, l'Olivetti. Dopo tre anni di duro lavoro e appassionati comizi, fu licenziato, e trasferitosi a Torino trovo lavoro alla FIAT. Cosi nacque la poco longeva amicizia tra Bruno, Valdostano del sud e Salvatore il cacciatore. Salvo e Bruno non avevano in comune solo la passione per la lotta sindacale, ma anche quella per la caccia, e cosi visto l'avvicinarsi del week end decisero per la domenica, di incontrarsi per andare a caccia. Bruno sosteneva di conoscere un posto in val dell'Orco perfetto per la caccia grossa. Certo per la caccia al cinghiale erano pochi ma con i suoi cani, che erano in grado di portare qualunque animale, anche un cervo, a pochi metri dalla canna dei loro fucili l'uscita sarebbe stata sicuramente fruttuosa. Così la domenica mattina, prima del sorgere del sole, Salvatore salì sulla sua seicento nuova fiammante, comprata a rate e con l'aiuto della suocera, che per fortuna era al paese altrimenti non lo avrebbe lasciato andare per la paura che la macchina potesse rovinarsi. Imbocco corso Reggina, giro a sinistra su corso Tassoni e poi tenne la destra per imboccare corso Svizzera, passato corso Vittorio giro a destra in via Villarfocchiardo e accosto all'altezza del numero 12, li ad aspettarlo davanti al portone c'era Bruno. Tutto vestito di verde, indossava una vecchia divisa militare, e con in testa un berretto da pescatore, di quelli che si usano per attaccare le esche, pareva un soldato, la cinghia della custodia del fucile  sulla spalla destra completava il quadro. Appena entrato in macchina si mise a dare indicazioni perentorie, gira a destra, gira a sinistra, vai piano, accelera, frena eccetera, per tutto il tragitto. Dopo poche ore e con il sole già alto arrivarono in un paesino del quale non dirò il nome, non me lo ricordo. Passate alcune case e oltrepassato qualche vigneto parcheggiarono la macchina in una radura, dove oggi c'è il parcheggio di un supermercato del quale non faro il nome, LIDL. E proseguirono a piedi per qualche chilometro. A Salvatore sembravano poche centinaia di metri ma Bruno insisteva dicendo che avevano fatto almeno cinque o sei chilometri. Raggiunto un capanno per il birdwaching si accomodarono e tolti i fucili dalle custodie si prepararono all'attesa scrutando il bosco dalle strette feritoie . Solo a quel punto Salvatore si rese conto che non avevano portato nessun cane, Bruno interrogato da Salvo, ammise di avere solo un cane, un barboncino color albicocca di nome apricot e che la moglie non gli aveva permesso di portarlo, ma solo per poter dare una chance ai cinghiali! Dopo pochi minuti di attesa nel capanno Bruno imbracciato il fucile uscì, Borbottando frasi incomprensibili sparì nella macchia come un novello Rambo deciso a stanare personalmente la selvaggina. Salvatore che a causa della sua statura non vedeva praticamente nulla prese il fucile e usci dal capanno, passando dalla porta posta sul retro del capanno. Appena fuori diede un occhiata in giro, nulla non si sentiva volare una mosca, poi all'improvviso un rumore. Di certo dietro quel cespuglio c'era un animale, ne era certo aveva visto muoversi un ramo, e adesso prestando più attenzione sentiva dei grugniti, più simili a pernacchie a dire il vero ma non potevano essere altro che grugniti. Si mise in posizione punto il fucile e aspetto. Finalmente un movimento mirò verso il ramo che aveva visto muovere e fece fuoco. Dal fucile di una nota marca del quale non faro il nome, non posso sarebbe fare pubblicità, Beretta, Parti un colpo, un tremendo strillo si levo da dietro il cespuglio. Un cinghiale è sicuramente un cinghiale penso Salvatore col cuore che batteva a mille, si sa che i cinghiali quando sono feriti strillano, e si apprese a ricaricare il fucile per finirlo, ma le grida avevano qualcosa di familiare, aveva già sentito gridare dei cinghiali ma non facevano così e sopra tutto non maledivano il suo nome. Abbandonato il fucile corse dietro il cespuglio dove trovò Bruno. Bruno non era andato a cacciare animali, ma a espletare un bisogno fisico che puntuale ogni mattina lo stimolava a quell'ora, nell'accosciarsi aveva urtato un ramo che lo aveva sbilanciato in avanti, infatti il colpo di fucile era passato fortunatamente a un metro da lui, purtroppo un pallino apertosi a ventaglio gli centro una chiappa. La natica sinistra di Bruno presentava un buco non più grande di una moneta da cinque lire e un rivolo di sangue ma tanto basto a Bruno per fare circa 18 mesi di mutua. Naturalmente l'incidente segno la fine dell'amicizia tra Bruno, valdostano del sud e Salvatore il cacciatore, e della carriera da sindacalista di Salvo, Bruno durante la convalescenza si era dato molto da fare nel sindacato e non gli fu difficile mettere in cattiva luce il suo ex compagno. Ma non solo infatti l'incidente segno anche la fine della carriera da cacciatore di Salvo che non aveva mai preso il porto d'armi e fu tratto in arresto dai carabinieri giunti su posto. I militari dell'arma lo scortarono prima in caserma poi in una camera di sicurezza nel carcere le nuove di Torino dove Salvatore passo il Natale maledicendo la passione per la caccia e la mala sorte.


il Federale
venerd, dicembre 12, 2014
Chi sfidando la mitraglia nel fragor della battaglia all’assalto ci conduce: e’ il mio Duce!

Chi tra fasci e bandiere guida le camice nere al trionfo del partito: e’ Benito!

Chi sprezzando Francia e Albione col germanico e il nippone marcia verso altri destini: e’ Mussolini!

[Poesia Chi di Arcangelo Bardacci
dal film “Il Federale”]


L'impeto della rivolta
sabato, dicembre 13, 2014
Credevo di farcela, o fallito, credevo di poter riuscire o sbagliato, o creduto di riuscire, ma non sono riuscito, il mio sogno era il sogno di tutti, ma gli altri si sono svegliati e mi anno lasciato da solo in quello che si è tramutato in un incubo. Disfatta e sconfitta sono il mio nome e cognome, spargo di cenere il mio capo. Ci ho creduto, o pensato che si poteva fare, ero sicuro di riuscire.

Che grande nemico è il tempo, forte, calmo e paziente mi a sconfitto senza scoccare un dardo, a atteso che l’armata “Brancaleone” si disperdesse. Che importa il motivo, a cosa servono le scuse o le giustificazioni? Resta il fatto.

Impetuoso all’inizio scendeva il fiume della rivolta, si gonfiava e rumoreggiava fiero. Scorreva impetuoso tra le sponde della ribellione, gorgogliava e spumeggiava nel letto tracciato dalle strategie della lotta. Poi le anse si allargarono l’acqua trovò nel calmo lago, lo stallo e l’oblio. L’impetuoso fiume non si sente più cosi forte, davanti all’immensità del lago, anche i gorghi più imponenti vengono domati.

L’acqua ormai calma e calmata, si lascia lusingare dal sole che con i suoi raggi la attrae, si lascia convincere e sollevare convinta di poterlo raggiungere. Tramutata in schiavo vapore, che senza ne forza ne consistenza sale verso il cielo muterà in nuvole che spinte dal vento  cadranno verso il suolo per gonfiare nuovi fiumi.

Ma io non ci sarò, tutti i fiumi trascinano pietre che affonderanno nelle profondità di qualche lago, o verranno dimenticate sulle sponde di qualche mare. Che importa il luogo, il fatto, è che verremo presto dimenticati.


Domanda
venerd, dicembre 12, 2014
La mia domanda è semplice. Cos'è la libertà? Di chi è la libertà? Ma sopra tutto dove finisce la libertà? Datemi pure del bacchettone puritano, ma non trovo che il linguaggio scurrile, il comportamento volgare, e le liti palesate in “TV” in qualunque programma, dai telegiornali alle televendite passando dai reality show siano il segno di una conquistata libertà, ma piuttosto, la conferma di una perduta usanza, quella della buona educazione, del sedere composti, dell'avere rispetto per il prossimo. Ci scandalizziamo per i bulletti del quartiere eppure prepotenza e volgarità saturano l'aria delle nostre cucine, salotti e camere da letto, aggiungendo ad immagini a volte dementi ed altre offensive sonorità acidule. In conclusione, sono libero, libero di spegnere la televisione, e vero, sono libero di chiudere le finestre ed emarginarmi da un mondo che non mi piace, libero di nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere le brutture della nostra società, libera e moderna. Ma questa è davvero libertà? Libertà è prevaricazione, individualismo, maleducazione, cafonaggine, vandalismo e diniego delle regole?

La mia domanda è semplice. Eppure non trova risposta.


Ottimismo
venerd, dicembre 12, 2014
Vorrei avere occhi che vedono il futuro,
vorrei avere mani che guariscono le malattie.
Vorrei avere orecchie che ascoltano, e l’olfatto di un segugio.
Dei cinque sensi mi resta il gusto, e quello ce l’ho.
Ho il gusto di vivere, vivere al massimo,
“voglio una vita spericolata”
“voglio una vita fatta cosi”
Vorrei essere diverso.
Ma sono quello che sono, e continuando a parafrasare canzoni famose…..
“devo dirvi in confidenza”
“che com’è non mi dispiace”
“Mi è riuscita proprio bene”
“Più la guardo e più  i piace.”


Fallimento
venerd, dicembre 12, 2014
Alla fine la giustizia ha fatto il suo corso, e due manager di un’azienda leader nel settore delle telecomunicazioni sono finiti nella rete della magistratura che ne ha disposto gli arresti. Le maggiori testate giornalistiche nazionali e locali ne anno parlato, dando grande risalto sopra tutto alla denuncia partita da un amministratore della società. Il funzionario della FIOM non se lasciato sfuggire l’occasione per ricordare che sta facendo il possibile per aiutare quei trenta sfortunati lavoratori che non anno ancora trovato un altro impiego, trenta su 230, solo un misero 15% assolutamente accettabile. Ma nessuno, in nessun articolo, notiziario, intervista o semplice scambio di opinioni, fa menzione di quello che è successo prima del fallimento. Nessuno racconta dei duecentotrenta che uniti, anno denunciato alle autorità e all’opinione pubblica una situazione di illegalità, consolidata e accettata da tutti sia all’interno, operai, impiegati e dirigenti con vari incarichi che all’esterno, committenti e appaltatori diretti e indiretti. Tutti erano a conoscenza di una situazione che usando le parole, dell’allora assessore alla regione Piemonte, definirei fumosa. Le denunce alle varie magistrature, di Impera e Torino, alla guardia di finanza, alla regione Piemonte e gli esposti ai carabinieri che sono intervenuti più volte in seguito alle manifestazioni di denuncia dei lavoratori sono state dimenticate, come figli di un dio minore, usciamo di scena, ne attori ne comparse in una rappresentazione della realtà che è la nostra storia. Cambiano i protagonisti, e a nessuno più interessa se i lavoratori disoccupati lo sono per motivi assolutamente soggettivi, il che crea una situazione di discriminazione che ha del grottesco, a nessuno importa se buona parte degli occupati lavorano per gli stessi dirigenti che erano, consapevoli o meno, parte di un sistema corrotto e viziato, a nessuno importa se questo non è altro che la continuazione di un sistema consolidato che manda in rovina diverse migliaia di famiglie ogni anno. La notizia è l’arresto di due evasori fiscali, la notizia è che l’arresto e stato determinato dalla denuncia di un amministratore. I duecentotrenta lavoratori non fanno notizia, non fanno rumore, silenziosamente rientreranno nei ranghi e disciplinatamente aspetteranno di essere di nuovo truffati di nuovo raggirati di nuovo dimenticati.

Il nostro tempo
venerd, dicembre 12, 2014
In una società, dove apparire è meglio che essere, mi si dice di non drogarmi.
In una società, dove l’immagine è il biglietto da visita,e d’ingresso mi si chiede di non bere.
Vorrei, vorrei non drogarmi, vorrei non ubriacarmi, vorrei divertirmi, e avere nuovi amici.
Ma come?
Ieri sono andato in discoteca con degli amici, abbiamo ballato, abbiamo conosciuto delle tipe, ci hanno chiesto che macchina avevamo. Loro vogliono fare le veline e fidanzarsi con un calciatore, io a mala pena so giocare a calciobalilla. O provato a dire loro che sono che sono diplomato, che mi piace passeggiare in montagna, che vorrei laurearmi. Ma se ne erano già andate, è arrivato un tipo strano pieno di tatuaggi, non credo faccia il calciatore ma sembra che a loro piaccia. Chissà che macchina ha? Booo
Oggi al lavoro mi anno mandato a pulire le macchine, tocca sempre a me, il collega amico del capo non lo fa mai, certo lui è il migliore, secondo il capo, ma a fare cosa? Sarà perche vanno in bici assieme la domenica, o forse sono solo invidioso. Questa sera vado in un locale nuovo, c’e anche il karaoke.
Sul palco c’è il mio amico, non mi sembra che sappia cantare molto bene, ma tutti lo ascoltano, lo guardano, di solito non è un estroverso, al contrario, ma questa sera la birra e scesa a fiumi, si ferma con delle tipe, mi sembrano allegre. Mi chiama ma non riesco a partecipare alla conversazione, sembra parlino un'altra lingua che solo loro capiscono, ma continuano a bere, vado via. Torno a casa.
Oggi al lavoro niente di nuovo si parla di calcio e di macchine che nessuno di noi si può permettere, il mio collega che ieri si è fermato in birreria mi racconta storie incredibili, con le ragazze a fatto l’alba. Chissà cosa anno fatto.
Sta sera non vorrei uscire, ma mio padre brontola e si lamenta con mia madre, fuma e beve grappa, non sopporto l’odore della grappa. Esco vado ai giardini sotto casa, gli amici ridono come stupidi e si passano una strana sigaretta, la passano anche a me. Che risate.
Oggi al lavoro va come al solito ma ieri mi sono divertito, non ero più ricco ne più famoso, non avevo una bella macchina ne giocavo a calcio, ma per poche ore il mondo si è ribaltato, tra quelle nuvole di fumo non dovevo apparire ma essere, essere il solito sfigato operaio che ride e fa ridere, non più al di la del cerchio ma parte del gruppo. Ho conosciuto una tipa, ama quello che amo io, e forse la rivedrò. Lavo le macchine mentre il mio collega prende il caffè col capo, ma chi se ne frega. Mi avveleno? Forse. Ma forse il sistema non fa lo stesso?
In una società dove apparire e meglio che essere mi si chiede di non eccedere.
A una società che fa schifo, che mi emargina, che mi discrimina, rispondo “salute” e mi faccio un'altra birra.
Ai governati dico, l’educazione passa prima dall’esempio e poi dai divieti. Pensateci.
Le discoteche, le birrerie i bar e tutti gli altri punti di incontro, ambienti che vendono un divertimento e uno svago, preconfezzionato, e cucito sul prodotto venduto, sono la causa e i maggiori responsabili degli avvenimenti a volte tragici. Chi colpevolizza i giovani o è un ipocrita o è un falso tutore della verità. Un bar senza alcolici chiude una discoteca senza trasgressione fallisce, uccidete i giovani o il loro pensiero per assoggetarli al vostro volere come nuovi schiavi asserviti alla vostra economia e al vostro capitale.
Io dico No ai divieti, e Si al cambiamento. Perche un altra strada ci deve essere e una guida o un indicazione si palesera.


Fratello
venerd, dicembre 12, 2014
"Io nella vita ho avuto tante sfortune ho perso tante persone a cui ero legato, mio PADRE, compagni di scuola, compagni di squadra di calcio amici di strada e di tante avventure, una donna stupenda mia moglie Laura, ma ora più che mai sono felice e orgoglioso di aver incontrato e conosciuto una persona stupenda entrata nella mia vita e nel mio cuore con quel suo fare brusco ma sincero e onesto, quella persona sei tu FRATELLO MIO grazie per il bene che mi vuoi sono persone come te che mi danno la forza di  continuare oltre ai miei cari TI VOGLIO BENE FRATELLO MIO non cambiare mai e ti resterò fedele finche' morte non ci separi  GRAZIE E FELICE ANNO NUOVO A TE ROSARIA E LA STUPENDA BEATRICE"

Sono un uomo molto fortunato e ricco, perche ho trovato un amico che vale più di qualunque tesoro.

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